La briscola in cinque (Sellerio) è il titolo del primo romanzo di una (per ora?) trilogia di gialli del giovane autore toscano Marco Malvaldi. Il protagonista della vicenda, ambientata in un'immaginaria località della costa toscana, è il barista (o, meglio, "barrista") Massimo, investigatore suo malgrado, anche se spesso a rubargli la scena è il pittoresco quartetto di vecchietti che staziona in pianta stabile nel suo locale. Massimo, che ha potuto acquistare il bar grazie ad un'ingente vincita al totocalcio, è un ex ricercatore di matematica, e l'autore (a sua volta ricercatore, ma in biochimica) fa risaltare qua e là anche questo aspetto, lanciandosi addirittura, nelle ultime pagine, in una sommaria spiegazione del primo teorema d'incompletezza di Gödel, a dire il vero non del tutto convincente dal punto di vista formale (ma senz'altro adatta al contesto, dove un'erudita digressione avrebbe poco senso...). Credo però che all'autore si possa perdonare qualche piccola imprecisione, dal momento che il romanzo risulta decisamente godibile, in particolare grazie alla simpatica caratterizzazione dei personaggi.
sabato 20 agosto 2011
martedì 16 agosto 2011
Matematica mysteriosa
Per qualche motivo, non sono mai stato un lettore assiduo di Martin Mystère, il popolare e longevo fumetto creato una trentina di anni fa da Alfredo Castelli. Ma, visto il titolo, non ho potuto fare a meno di andare alla ricerca del #230, La formula di Ramanujan, uscito nel 2001. Gli autori (Marco Abate ai testi, Paolo Ongaro ai disegni) mostrano di essersi documentati: l'albo in questione contiene una breve biografia del "matematico indiano", e alcune vignette sono ricalcate sulle fotografie classiche di Ramanujan e Hardy. La trama (gradevole, anche se alla fine deraglia un po') si incentra su un misterioso manoscritto perduto che conterrebbe la chiave per comprendere la realtà a livello quantistico, permettendo di manipolarla a piacimento (no comment...). Tra l'altro, Ramanujan non si è mai occupato di meccanica quantistica, anche se alcune tecniche di sua invenzione (come la sconcertante somma) trovano applicazione anche in questo campo. Inoltre, nel racconto si fa uso dell'algoritmo RSA decenni prima della sua scoperta (ma, in fondo, Ramanujan era un genio).
sabato 13 agosto 2011
"Esiste la quarta dimensione?"
" 'sore, esiste la quarta dimensione?" - chissà quante volte me lo sono sentito chiedere nel corso di qualche lezione, a proposito o a sproposito. Spesso abbocco, e riservo qualche minuto (o anche di più) all'argomento, iniziando solitamente dal significato che il verbo esistere assume in questo contesto. Poi, a beneficio degli studenti scettici sul fatto di poter dare un senso a qualcosa che non riusciamo a vedere (o forse traviati dalla banale geometria bi- e tridimensionale che propiniamo al Liceo), cerco di procedere per analogia ("alla Abbott"), descrivendo innanzitutto la percezione del mondo tridimensionale che potrebbe avere un essere confinato a due sole dimensioni. Oppure, pragmaticamente ("alla Von Neumann"), menziono qualche fenomeno su cui l'introduzione di dimensioni aggiuntive ha permesso di far luce.
Il libro La quarta dimensione di Rudy Rucker, recentemente tradotto da Adelphi, rappresenta un'ottima introduzione alla tematica delle dimensioni superiori. Rucker, matematico, filosofo, autore di punta del movimento cyberpunk (sua è la celebrata tetralogia -ware), attinge al suo enciclopedico bagaglio culturale per costruire un discorso che inizia con le già citate analogie, prosegue in modo leggermente più tecnico con alcune ipotesi sulla forma dello spazio e conclude con la sua personalissima nozione di realtà, con un discorso che si fa vieppiù filosofico (tra l'altro, Rucker è pro- pro- pronipote di Hegel).
Si tratta di un libro affascinante, sempre in bilico tra geometria e filosofia, che consiglierò senza riserve ai prossimi studenti che mi porranno la fatidica domanda.
martedì 2 agosto 2011
Non vincerò la medaglia Fields
Non esiste un premio Nobel per la matematica. Probabilmente, il chimico Alfred Nobel non aveva molto interesse per la materia, e non la considerava fondamentale per il progresso dell'umanità (esistono teorie più curiose in merito, che hanno però il valore di mere leggende metropolitane). Un paio di premi hanno però assunto di fatto il ruolo di "Nobel della Matematica": innanzitutto la medaglia Fields, assegnata ogni quattro anni in occasione del Congresso Internazionale di Matematica (ICM), e, da qualche anno, il premio Abel (che, nome a parte, più si avvicina in spirito al Nobel).
A contraddistinguere la medaglia Fields vi è il fatto che essa può essere assegnata, per regolamento, soltanto a ricercatori di età inferiore ai quarant'anni. Per tale motivo, a partire da oggi il mio sogno di vincerla (si fa per dire...) sfuma; anche se dovessi ricominciare a dedicarmi attivamente alla matematica, dimostrando magari la congettura di Riemann, i miei sforzi non potrebbero essere premiati con il prestigioso riconoscimento.
lunedì 1 agosto 2011
La bat-equazione
Seguendo un suggerimento di Cory Doctorow sul blog BoingBoing, ho provato a far disegnare a Maple la curva di equazione implicita
Ecco il risultato:
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