" 'sore, esiste la quarta dimensione?" - chissà quante volte me lo sono sentito chiedere nel corso di qualche lezione, a proposito o a sproposito. Spesso abbocco, e riservo qualche minuto (o anche di più) all'argomento, iniziando solitamente dal significato che il verbo esistere assume in questo contesto. Poi, a beneficio degli studenti scettici sul fatto di poter dare un senso a qualcosa che non riusciamo a vedere (o forse traviati dalla banale geometria bi- e tridimensionale che propiniamo al Liceo), cerco di procedere per analogia ("alla Abbott"), descrivendo innanzitutto la percezione del mondo tridimensionale che potrebbe avere un essere confinato a due sole dimensioni. Oppure, pragmaticamente ("alla Von Neumann"), menziono qualche fenomeno su cui l'introduzione di dimensioni aggiuntive ha permesso di far luce.
Il libro La quarta dimensione di Rudy Rucker, recentemente tradotto da Adelphi, rappresenta un'ottima introduzione alla tematica delle dimensioni superiori. Rucker, matematico, filosofo, autore di punta del movimento cyberpunk (sua è la celebrata tetralogia -ware), attinge al suo enciclopedico bagaglio culturale per costruire un discorso che inizia con le già citate analogie, prosegue in modo leggermente più tecnico con alcune ipotesi sulla forma dello spazio e conclude con la sua personalissima nozione di realtà, con un discorso che si fa vieppiù filosofico (tra l'altro, Rucker è pro- pro- pronipote di Hegel).
Si tratta di un libro affascinante, sempre in bilico tra geometria e filosofia, che consiglierò senza riserve ai prossimi studenti che mi porranno la fatidica domanda.
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