sabato 15 luglio 2023

Firth of Fib

A quanto pare il terzo brano del quinto album dei Genesis, Firth of Fifth (gioco di parole basato sull'idronimo Firth of Forth, il nome dato all'estuario del fiume Forth, non lontano da Edimburgo) fu composto dal tastierista Tony Banks tenendo presente la successione di Fibonacci, che ne caratterizza la durata degli assoli. Me ne sono ricordato iniziando la lettura del settimo romanzo che Ian Rankin ha dedicato al tormentato ispettore Rebus, che si apre proprio con una scena d'azione ambientata sul Firth.

Ascoltiamolo, senza pensare troppo alla matematica...

giovedì 13 luglio 2023

Altre letture, in ordine sparso

Sto riorganizzando i libri sui miei scaffali e nelle mie librerie (rendendomi conto che lo spazio, di nuovo, inizia a scarseggiare, e che qualcosa dovrà finire in esilio, nel seminterrato della casa qui accanto, assieme ai fumetti e al tapis roulant). Sulla scrivania del mio studio riposano alcune delle mie letture, in attesa di essere menzionate in questo blog. Lo farò ora, ma frettolosamente.

  • Matematica e poesia. Dalle addizioni all'identità di Eulero, di Alessandro Moriconi (acquistato qualche mese fa in una libreria romana)(e dove, sennò?). Parlare di matematica in dialetto per me non è poi così strano. Ricordo alcune discussioni, un po' surreali, in cui cui all'ETH inserivamo termini tecnici tedeschi (tipo "Mannigfaltigkeit") o inglesi all'interno di frasi in buon dialetto ticinese, con effetti tra il comico e il grottesco. Anche Trilussa, in un paio di occasioni, parlò di matematica in romanesco, e Moriconi non vuol essere da meno, proponendo un viaggio poetico attraverso la matematica scolastica (e oltre) dalle quattro operazzioni su su fino alla maggica identità di Eulero. Mi sono divertito a declamare (mentalmente) gli endecasillabi, trovando anche, qua e là, qualche piccolo spunto per le mie lezioni (di cui sono costantemente alla ricerca nei molti testi "elementari" che considero). Non un'opera fondamentale, ma è stato simpatico leggerla.
  • The French Mathematician, di Tom Petsinis. Boooring (l'ho letto in inglese). Devo dire di aver raramente letto qualcosa di così noioso come questa lunga biografia di uno dei (tragici) "supereroi" della matematica moderna, lo sfortunato Evariste Galois. A tratti, addirittura, ho avuto la tentazione di venir meno al mio impegno di sempre terminare i libri che inizio. In realtà la (breve) vita del personaggio val veramente la pena di essere raccontata, ma in questo caso la narrazione viene diluita al punto da diventare scoraggiante. Non me la sento di consigliarlo.
  • Per niente noioso è invece Numeralia, di Maurizio Codogno (ciao!). Un libro che, utilizzando come pretesto alcuni numeri in qualche modo radicati nell'immaginario collettivo (come i 24000 Baci di Celentano o la 313 di Paperino) ci permette di fare un sacco di scoperte affascinanti (così ad esempio il 24000 ci introduce all'uso delle frazioni per descrivere frequenze e ritmi nella musica, il 538, il numero dei "grandi elettori" USA, ai paradossi dei sistemi elettorali e il 1001 delle mille e una notte ai criteri di divisilbilità). Carino.
  • Buchi bianchi, di Carlo Rovelli. Continuo a provare una sorta di timore reverenziale verso la fisica teorica, forse a causa di un'esposizione un po' prematura con un impegnativissimo corso all'ETH, tenuto da Jürg Fröhlich, infarcito di dettagli matematici anche piuttosto scabrosi. A distanza di decenni mi ci sto riavvicinando in modo graduale, grazie soprattutto ai libri scritti dal mio illustre quasi omonimo. Anche questo nuovo libriccino, scritto come sempre in modo appassionante, colto e mai banale, rappresenta per me un ulteriore passo avanti. Next step: Relatività generale. Forse (perché non credo di poterlo leggere senza prima scrostare un po' di ruggine delle mie nozioni di geometria differenziale).
  • La geometria del dolore, di Michael Frame. Un libro strano. L'ho letto perché geometria e, purtroppo da un anno a questa parte, dolore per una perdita sono concetti a me piuttosto familiari. Frame concepisce il dolore come qualcosa che si manifesta su scale temporali e emotive diverse, con tanti piccoli sotto-dolori che si annidano dentro dolori più grandi, cercando quindi di formalizzarlo e di venirne a patti con l'aiuto della matematica che lui conosce meglio, la geometria frattale. Il libro alterna quindi esperienze di vita, digressioni più o meno filosofiche e considerazioni matematiche. Non mi pento di averlo letto, ma a dire il vero non mi ha convinto al 100%.
  • Il libro delle meraviglie euclidee, di Benjamin Wardhaugh. La geometria di Euclide ha rappresentato per oltre 20 secoli uno dei cardini del pensiero matematico, accompagnandone (ma anche inibendone - vedi Saccheri) l'evoluzione. Senza utilizzare troppa matematica (anzi, senza utilizzarne affatto), lo storico Wardhaugh ci accompagna lungo quattro percorsi storici che mettono in evidenza da diversi punti di vista l'influsso dell'opera sulla cultura scientifica e filosofica, menzionandone alcune tra le traduzioni più significative, più o meno fedeli. L'unico neo, secondo me, è di aver ignorato totalmente le sistemazioni otto/novecentesche dell'assiomatica euclidea. Credo che almeno una menzione dei Grundlagen der Geometrie di David Hilbert avrebbe dovuto trovare posto in un'opera di questo tipo.
  • Non si dimentica di Hilbert invece Egmont Colerus nella sua Piccola storia della matematica. Un lavoro certamente datato (è del 1934, e da allora ne sono successe di cose...), che ha proprio nell'opera di Hilbert il suo punto d'arrivo. Non credo di poterlo consigliare, proprio perché vecchio di quasi cent'anni, ma ha almeno ha il pregio di mettere in risalto alcuni nomi a volte un po' trascurati dai testi destinati al grande pubblico (come Apollonio, Diofanto, d'Oresme, Bürgi e Poncelet).

OK. Ora non mi resta che trovare un posto anche a questi sette libri, in attesa dei prossimi...