lunedì 21 agosto 2023

Dal MoMa al MoMath

 
Quest'estate, con i miei figli mi sono concesso un tour di tre settimane negli Stati Uniti, dapprima tra Las Vegas e San Francisco (con tappe al Gran Canyon, a Los Angeles, al Sequoia e allo Yosemite) e poi a New York. Nella Grande Mela, tra una capatina a Liberty Island, una salita sulla One Vanderbilt e un paio di serate a Broadway, non ho mancato di visitare qualche museo. Al MoMa ho ammirato (in una posizione un po' defilata, peraltro) il Corpus Hypercubus (il Cristo crocifisso da Dalì su un tesseract) e al Met, finalmente, in trasferta dal MoMa per una mostra sui cipressi di Van Gogh, la Notte Stellata. Poco prima del rientro, poi, mi sono imbattuto quasi per caso nel MoMath, il Museo nazionale della matematica, situato a due passi dal Flatiron Building. Non ho potuto non faci una visitina, anche solo un po' di sfuggita. Il museo è abbastanza piccolino, e risulta accattivante soprattutto grazie alle istallazioni interattive (che permettono, ad esempio, di pedalare su ruote quadrate, di percorrere un nastro di Möbius o di replicare gli esperimenti di Galileo sulla brachistocrona). Il museo comprende anche una piccola galleria d'arte, che in questo periodo propone una scelta delle opere di David Reimann, matematico, informatico e artista. Piuttosto carina.
Come ogni museo che si rispetti, poi, ovviamente anche il MoMath ha il suo shop. Avevo gettato gli occhi su un paio di cosine interessanti (una Galton board e un gömböc), che però a occhio e croce non avrebbero trovato posto nel bagaglio, già stipato al limite dell'esplosione (che sul nastro del JFK si è quasi verificata...). Quindi mi sono accontentato di un modesto esacisicosaedro (un dado avente per facce 120 triangoli scaleni isometrici).
Se capitate a NY, andateci pure. Non è irrinunciabile e il biglietto non è economicissimo (cosa c'è di economico a NY?), ma di roba da vedere ce n'è parecchia.