domenica 18 ottobre 2020

Qualche altra lettura...

Intercalandoli con Romanzo Criminale prima e con il nuovo M poi, ho letto tre cosette che hanno più o meno a che fare con la matematica (i libri numero 43, 45 e 46 di questo 2020).


La matematica è politica, di Chiara Valerio. Come già nel precedente Storia umana della matematica, leggere questo libro significa immergersi nel flusso di pensieri dell’autrice, osservando qua e là le idee e concetti che ci galleggiano intorno, correndo forse a tratti il rischio di smarrire il senso dell’orientamento. Ma ne vale la pena: ad esempio, concordo pienamente con l’idea che studiare matematica rappresenti una grande avventura culturale, dal momento che attraverso essa è possibile ripercorrere l’evoluzione del pensiero dalla preistoria ai giorni nostri. E mi intriga la frase, vero punto di snodo nel ragionamento dell’autrice, la democrazia è matematica, si basa su un sistema di regole continuamente negoziabili e continuamente verificabili.

La punta dell’ago (titolo orribile: cos’aveva l’originale, Le théâtre quantique, che non andava?), di Alain Connes, Danye Chéreau e Jacques Dixmier. L’ho letto principalmente per la curiosità di andare a vedere cosa si nasconde dietro una copertina "alla Giallo Mondadori" su cui campeggiano i nomi di due matematici di primissimo piano, Alain Connes (Medaglia Fields 1982) e il suo maestro Jacques Dixmier (di cui avevo studiato, non so nemmeno più il perché, il fondamentale Enveloping Algebras), assieme a quello del mio non-parente Carlo Rovelli, autore della postfazione, che nel romanzo fa pure una fugace apparizione (anche se il suo cognome viene anagrammato in Illvero - a me piace di più Illover però). Non mi sono pentito di averlo letto, ma a dire il vero la trama è un po’ così, sospesa tra noir, accenni di divulgazione e filosofie un po’ new age. A fare un po’ di luce sugli intendimenti dell’autore ci pensa, per fortuna, il mio quasi omonimo, che tratteggia in poche pagine un ammirato ritratto di Connes, figura fondamentale della matematica (e anche un po’ della fisica) degli ultimi decenni.

Helgoland, di Carlo Rovelli. Un po’ storia della meccanica quantistica, un po’ riflessione filosofica sulle sue interpretazioni, l’ultima fatica letteraria del mio non-parente rappresenta una riuscitissima escursione in uno degli ambiti più assurdamente incomprensibili della scienza contemporanea, ambito talmente spiazzante che probabilmente nessuno ha ancora potuto affermare con sincerità di avere veramente capito perché funziona. Il titolo ricorda il nome dell’arcipelago del mare del nord in cui Werner Heisenberg, rifugiatosi lassù per alleviare gli effetti delle allergie, pose le basi per quella che Rovelli definisce la più radicale rivoluzione scientifica di ogni tempo. Notevole. Consigliatissimo. Da leggere (e forse anche rileggere, perché sono parecchie le cose che mi sono sfuggite).