Ho scoperto per caso Chiara Valerio, scrittrice, giornalista e matematica, grazie ad uno strano doppio racconto pubblicato nell'antologia Storie della città eterna. Una ricerca in rete mi ha rivelato l'imminente uscita di un nuovo libro della stessa autrice, dallo stimolante titolo Storia umana della matematica, che ho immediatamente acquistato e letto. Dalla descrizione non mi era ben chiaro quello che mi sarei potuto aspettare: i titoli dei capitoli promettevano forse una collezione di brevi scritti biografici dedicati ad alcuni protagonisti, noti e meno noti, della matematica degli ultimi due secoli (Bolyai padre e figlio, Riemann, Laplace, Picone, Landau, Wiener), magari da un punto di vista inedito, ma il libro è in realtà qualcosa di diverso. Un po' di biografia c'è, sì, ma i personaggi citati servono più che altro ad incanalare un flusso abbastanza libero di pensieri, che dalla matematica si muove verso la letteratura, la filosofia e la storia della scienza, con una buona dose di autobiografia (forse un po' troppa, ma probabilmente il senso del libro era proprio questo). Ad esempio, il capitolo dedicato a Bernhard Riemann e ai suoi progressi nella definizione del concetto di dimensione lascia ampio spazio al Flatland di Abbott e al saggio di Helmholtz sugli assiomi della geometria, senza dimenticare Mork e Mindy e Space Invaders (il genere di ammiccamenti che solitamente apprezzo). La biografia di Laplace, invece, lascia ben presto spazio al Giocatore di Dostoevski, e da Norbert Wiener si sconfina rapidamente nella fantascienza, da Eva Futura a Blade Runner, passando per il Ciclo della Fondazione di Isaac Asimov.
Il libro non mi è del tutto dispiaciuto (non è piaciuto per nulla, invece, a Umberto Bottazzini, cfr. qui), ma confesso che nel guazzabuglio di pensieri e citazioni dotte e meno dotte ho un po' faticato a trovare la rotta nello stream of consciousness dell'autrice.
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