Non mi è capitato spesso di parlar male di un libro. Solitamente, già il fatto che un'autrice o un autore faccia lo sforzo di rendere accattivante un argomento matematico merita un encomio. Ma in questo caso mi sento di fare un'eccezione: il libro 21 teoremi matematici che hanno cambiato il mondo, della matematica, pedagogista e divulgatrice brasiliana Maria Helena Souza, è proprio da buttare. D'accordo, costa poco, e probabilmente, dal momento che i libri più riusciti erano già tutti presi, a Newton Compton non è rimasto da raschiare che il fondo del barile, ma pubblicare un libro così, che a tratti somiglia alle versioni provvisorie delle tesine ("Lavori di maturità") su cui devo intervenire pesantemente con il tratto rosso, è veramente uno spreco della carta sulla quale è stampato. Tra introduzioni storiche superficiali e raffazzonate, teoremi che non sono teoremi, dimostrazioni che non sono dimostrazioni, sviste ed errori, probabilmente a salvarsi è soltanto l'idea (comunque non proprio originale) di scrivere una storia della matematica tramite una scelta di risultati notevoli (peccato che non tutti siano notevoli, e che l'ordine non sia nemmeno cronologico). Qualche chicca, in ordine sparso, trovata riaprendo a casaccio il libro:
- nella stessa pagina (19), alla sezione aurea sono attribuiti due valori diversi, entrambi errati;
- il Teorema di Cartesio sulla curvatura di 4 circonferenze tangenti non ha esattamente cambiato il mondo; inoltre, sembra un corpo estraneo anche all'interno del capitolo che gli è dedicato (dove per lo più si parla di tutt'altro);
- la Congettura di Goldbach diventa, a pag. 114, "ogni numero intero maggiore di 2 può essere scritto come somma di due primi" (provaci con 3 o con 11...);
- l'enunciato del Teorema cinese del resto è incomprensibile, e in parte senza senso (il senso lo si può più o meno capire leggendo l'intero capitolo, ma un teorema dovrebbe sempre essere formulato chiaramente);
- a pag. 129, si parla dell'artista Roger Penrose, che sfrutterebbe "la simmetria per rotazione nelle sue opere"; sono d'accordo, tra i risultati del matematico, fisico e filosofo della scienza ci sono delle vere e proprie opere d'arte, ma l'autrice sapeva di chi stava parlando?
- non ha alcun senso tentare di proporre in un libro di questo tipo argomenti, come la congettura di Shimura-Taniyama-Weil, la cui comprensione va al di là anche delle possibilità del matematico "medio";
- a pag. 141 l'autrice sembra proporre una (?) dimostrazione elementare del Teorema fondamentale dell'algebra; si tratta di una scopiazzatura parziale e malfatta dalla pagina di Wikipedia, dove la confusione tra "polinomio reale" e "numero reale" potrebbe indurci a sospettare che l'autrice non ci abbia capito nulla;
- l'enunciato del Teorema di Lagrange a pag. 229 è incompleto (l'autrice dimentica che la funzione dev'essere continua nell'intervallo chiuso); la dimostrazione, poi, è sballata e incompleta;
- il Teorema fondamentale del calcolo (infinitesimale) è mal formulato (che c'entra il "punto c"?), e pure carente graficamente (perché il segno di integrale è confuso con una "f"...);
- l'enunciato del Teorema di Taylor non dice proprio nulla, in particolare sulla convergenza della serie;
- la bibliografia consiste per lo più di testi disponibili solo in lingua portoghese (e il libro "Domare l'infinito" di Stewart diventa "Domandare l'infinito"...).
Peccato, davvero. Con una cura più meticolosa dei particolari il libro sarebbe potuto essere davvero bello. Bello almeno come Journey through Genius, di William Dunham, che di Teoremi ne presenta soltanto 12, ma con una profondità e una cultura di tutt'altro genere (devo ancora terminarlo, ma prima o poi ne parlerò).
D'accordo, sono stato cattivo. Forse a causa di una "doppia reclusione", dato che alla quarantena che ci coinvolge tutti si è aggiunta, l'altro giorno, la frattura di un ossicino di un piede...