Sono bravo, molto bravo a trovare modi sempre nuovi ed originali per complicarmi la vita. O, forse, il mio problema principale è sempre stato quello di non saper dire di no. Fatto sta che ho acconsentito ad intervenire (brevemente, immagino e spero) nell'ambito della Giornata cantonale sulla lettura. Probabilmente avrei dovuto evitare di vantarmi della cinquantina di libri che leggo nel corso dell'anno (tanto più che una parte consistente di essi non si può definire propriamente "letteratura"...). Il titolo dell'intervento (che condividerò con un collega insegnante di Filosofia) dovrebbe essere La promozione della lettura spetta solo ai docenti di italiano?.
Il mio assenso l'ho dato mesi fa, in un momento in cui ero impegnato a prendere una ben più importante decisione, e per un po' non ci ho nemmeno più pensato. Ma ora la data fatidica (4 dicembre, tra l'altro anniversario di matrimonio #16) si avvicina, e inizio a sentire i prodromi di una certa ansia. E mi è già stata richiesta una breve presentazione dell'intervento, che suona più o meno così: "Gli insegnamenti della matematica e della letteratura (italiana, ma non solo) occupano una parte consistente del panorama formativo liceale. Ciononostante, le interazioni tra questi due veri e propri "linguaggi fondamentali" si riducono, in ambito scolastico, pressoché a zero. Ed è un peccato, dal momento che le occasioni di incontro e di dialogo non mancherebbero, basti pensare ai numerosi riferimenti alla matematica presenti nella "Commedia" o, in tempi più recenti, all'uso che Italo Calvino ne ha fatto, traendone ispirazione per alcuni dei suoi geniali racconti (come in "Ti con Zero") e applicandone i metodi all'analisi del testo narrativo nelle incompiute "Lezioni Americane". Non è quindi difficile immaginare, nell'ambito del "laboratorio", situazioni di incontro e confronto, in cui i riferimenti alla matematica (o più in generale alle scienze esatte) arricchiscono il testo letterario di nuove dimensioni interpretative".
Ho cercato di rimanere sul vago (dal momento che non ho ancora assolutamente idea di quello che dirò), ma temo di essermi tirato la zappa sui piedi citando due Monumenti della letteratura italiana. Dovrò parlare di loro di fronte ad un pubblico che li ha studiati veramente, e non soltanto leggiucchiati come ho fatto io, che a Dante e Calvino ho preferito Camilleri e Scerbanenco?
Ho due mesi per inventarmi qualcosa (un pretesto per tirarmi indietro? Forse no, Valeria non me lo perdonerebbe...). Intanto, per cercare un po' d'ispirazione, ho letto in parallelo le Lezioni Americane e il Discorso sulla matematica, in cui Gabriele Lolli reinterpreta queste ultime come guida alla creatività anche in ambito, appunto, matematico. E sulla scrivania, in ufficio, ho a portata di mano il libro Matematica e Letteratura, sperando di trovare il tempo almeno di sfogliarlo.
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