[A dire il vero questo post era soltanto un abbozzo. Avevo iniziato a scriverlo mesi fa, ma evidentemente mi ero dimenticato di terminarlo. Lo pubblico comunque.]
Ho già parlato dell'ossessione (una fra le tante...) di Howard Phillips Lovecraft per le geometrie non euclidee. Esse fanno la loro comparsa anche in uno dei racconti più famosi del Solitario di Providence, The Call of Cthulhu (leggibile per intero qui), dove HPL introduce il più noto tra i componenti del suo inquietante pantheon. In particolare, nella terza parte del racconto, The Madness from the Sea, l'immaginario narratore fa esplicitamente uso dell'aggettivo non-Euclideo, parlando ad esempio di "un angolo acuto che si comporta come se fosse ottuso".
Gli aspetti matematici del racconto di Lovecraft hanno evidentemente stimolato la curiosità del fisico Benjamin Tippett, che nel breve saggio Possible Bubbles of Spacetime Curvature in the South Pacific finge di prendere sul serio la questione, esaminando le affermazioni del marinaio Gustaf Johansen con la lente del matematico. Il paper in questione è disponibile qui, archiviato tra i preprints dell'ArXiv.
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