Tra le serie TV "figlie" del popolarissimo C.S.I. , la più interessante dal mio punto di vista non può che essere Numb3rs. Prodotta dai fratelli Ridley e Tony Scott (i registi, rispettivamente, di Blade Runner e Top Gun) e trasmessa negli stati uniti dal network CBS, essa narra le gesta di due fratelli: l'agente speciale Don Eppes (Rob Morrow) e il fratello Charlie (David Krumholtz), matematico di fama mondiale assoldato quale consulente dall'FBI, il quale collabora alle indagini applicando le più svariate tecniche del suo repertorio matematico. Anche se tale aspetto viene spesso liquidato in modo superficiale (una serie TV deve, dopotutto, "vendere"...), la produzione si avvale di un team di esperti che garantiscono la plausibilità di quanto viene raccontato: a questo proposito, segnalo il libro Solving crimes with mathematics: The numbers behind Numb3rs, scritto a 4 mani da uno di tali esperti (Gary Lorden) e da Keith Devlin, matematico e divulgatore statunitense di chiara fama.
Al di là degli aspetti matematici, posso dire che si tratta di una serie godibile e ben interpretata. Attualmente essa viene trasmessa dalla TSI nella fascia preserale, ed è disponibile il cofanetto in italiano con i 13 episodi della prima stagione. Negli USA la programmazione è giunta alla quarta stagione, sospesa al momento a causa dello sciopero degli sceneggiatori che sta tenendo in scacco il settore televisivo.
Un solo appunto: alcuni accenni fatti nel corso degli episodi fanno intuire come nemmeno in questo caso gli autori siano riusciti a staccarsi completamente dal cliché del "matematico con qualche problema psichico". Era proprio necessario?
Al di là degli aspetti matematici, posso dire che si tratta di una serie godibile e ben interpretata. Attualmente essa viene trasmessa dalla TSI nella fascia preserale, ed è disponibile il cofanetto in italiano con i 13 episodi della prima stagione. Negli USA la programmazione è giunta alla quarta stagione, sospesa al momento a causa dello sciopero degli sceneggiatori che sta tenendo in scacco il settore televisivo.
Un solo appunto: alcuni accenni fatti nel corso degli episodi fanno intuire come nemmeno in questo caso gli autori siano riusciti a staccarsi completamente dal cliché del "matematico con qualche problema psichico". Era proprio necessario?
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