Paul Erdös (1913-1966) è stato sicuramente un Protagonista della matematica del '900. Geniale ed eccentrico, lavorò soprattutto nell'ambito della matematica discreta, dando un impulso fondamentale ai campi della combinatoria estrema e della teoria di Ramsey (che si occupano dello studio dell'estensione minima di un insieme i cui elementi devono esibire una determinata proprietà).
Più che per le sue ricerche matematiche, Erdös è però noto fra i non specialisti per il suo singolare stile di vita: tutto ciò che lui possedeva trovava posto in una sola valigia, con la quale si spostava incessantemente da un istituto di ricerca all'altro, ospitato da colleghi ai quali in cambio metteva a disposizione il suo talento e le sue geniali intuizioni ("my mind is open" era, pare, la frase con la quale si presentava alla loro porta). In effetti, per Erdös il "fare matematica" era un'attività prevalentemente sociale: la maggior parte dei 1475 "papers" da lui prodotti (che fanno di lui il secondo matematico più prolifico di sempre dopo Leonhard Euler) furono scritti in collaborazione. Ciò ha originato, nel folklore matematico, il concetto di "numero di Erdös": a un determinato autore viene assegnato il numero 1 se ha collaborato direttamente con Erdös su un articolo, ai collaboratori dei collaboratori viene assegnato il numero 2, e così via (in termini matematici, si tratta della distanza da Erdös sul grafo delle collaborazioni). L'Università di Oakland ha dedicato un interessante sito all'argomento, dal quale risulta che un "numero di Erdös" basso è spesso associato a ricercatori di grande importanza.
Singolare era pure il linguaggio con cui Erdös si esprimeva: chiamava "epsilon" i bambini, "capi" le donne e "schiavi" gli uomini, definiva "morto" un matematico che aveva smesso di far ricerca (saluti dall'aldilà, quindi), e Dio era "il Sommo Fascista" che gli teneva nascoste le dimostrazioni più belle. Per il suo epitaffio, aveva suggerito la frase "ho finalmente smesso di diventare più stupido".
La vita di Paul Erdös, con qualche approfondimento sulla sua attività matematica, è ben raccontata nel bel libro "L'uomo che amava solo i numeri" (edito in Italia da Mondadori), del giornalista statunitense Paul Hoffmann.
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