Trae un po' in inganno la copertina (italiana) del saggio di Keith Devlin I numeri magici di Fibonacci, uscito recentemente da Rizzoli. In effetti il titolo e la grafica farebbero pensare ad un'ennesima trattazione del celeberrimo "problema dei conigli" e della sua relazione con la sezione aurea, e quindi con il Partenone, l'uomo di Vitruvio, il Nautilus e le pigne. E invece no: i "numeri magici" del titolo non sono i soliti 1, 1, 2, 3, 5, 8 e così via, bensì le cifre arabe che il matematico-mercante pisano Leonardo Bigollo (1170-1250 circa) contribuì in modo decisivo a divulgare per mezzo del suo Liber abbaci (o abaci), concepito per diffondere in ambito mercantile l'utilizzo del sistema numerico posizionale che aveva appreso nel corso dei suoi viaggi in oriente. Devlin ci propone quindi da un lato un viaggio all'interno dell'opera stessa, mettendo in evidenza le doti di divulgatore di Fibonacci e il suo interesse non solo pragmatico per la matematica, dall'altro una riflessione sulle sue fonti, sulla sua genesi e sull'impatto che essa ha avuto sulla cultura scientifica occidentale, senza dimenticare le poche informazioni biografiche disponibili sull'autore.
Tra l'altro, il Liber Abbaci, in una sua riedizione ottocentesca, è consultabile qui.
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