"(...) Grazie ad una corrispondenza biunivoca tra i risultati di quella domenica e quelli scritti da Massimo sulla schedina, il nostro era venuto in possesso di una parte di quel montepremi e aveva conseguentemente mandato a fare in culo la matematica, il dottorato e l'incertezza (...)". Probabilmente è stata questa frase, tratta da Il gioco delle tre carte (seconda parte della quadrilogia del BarLume) a convincermi a diventare un lettore fisso di Marco Malvaldi. Convinzione rinforzata dalla descrizione, settanta pagine più avanti, delle frustrazioni di un dottorando alle prese con un problematico direttore di tesi, che mi ha riportato indietro nel tempo di una dozzina d'anni (nel mio caso, purtroppo o per fortuna, nessuna vincita milionaria si è però frapposta tra me e la conclusione del lavoro...).
Anche questa seconda avventura del "barrista" e investigatore a tempo perso Massimo (coadiuvato dagli irresistibili "vecchietti"), ambientata sullo sfondo di un congresso scientifico, si rivela divertente e appassionante. Tra l'altro, giusto poco fa ho acquistato il quarto libro della serie, che inizierò a leggere in giornata.