Sul sito mathfiction ho trovato un paio di riferimenti ad Howard Phillips Lovecraft (1890-1937), probabilmente il più importante autore di genere fantastico del XX secolo. In particolare mi ha incuriosito The Dreams in the Witch-House (disponibile qui, nella versione originale inglese), apparentemente ispirato ad HPL da una conferenza del matematico e astrofisico olandese Willem de Sitter. Ho quindi riletto il racconto (nella traduzione italiana di Stefano Galli pubblicata da Mondadori). Si tratta di un tipico esempio di narrazione alla Lovecraft: il protagonista (Walter Gilman, studente di matematica all'immaginaria università di di Arkham) discende lentamente in un abisso di sofferenza e pazzia, sempre in bilico tra sogno e realtà, in un crescendo di orrore dal quale sarà infine sopraffatto. I riferimenti alla matematica non sono particolarmente profondi: essenzialmente un guazzabuglio di geometrie non-euclidee e universi alternativi utilizzati come mezzo per penetrare in luoghi altrimenti inaccessibili.
Ho dato anche un'occhiata al testo della conferenza di de Sitter (consultabile qui), The size of the Universe, un interessante discorso sulla forma e sulla dimensione dell'universo. Solo nella parte finale si trova qualche attinenza con il racconto di Lovecraft, con una breve menzione della possibile esistenza di più universi (intesi come soluzioni delle equazioni di campo della relatività generale).