sabato 28 marzo 2009

Ramanujan e Winnie the Pooh

Non è un buon segno quando, per il sonno, un libro mi cade di mano. E tantomeno se ciò si verifica per 5 sere di fila (anche in un periodo di intenso lavoro). Forse in tal caso occorrerebbe rimettere il libro nello scaffale e leggere altro, ma non ne sono capace: se inizio un libro, devo finirlo (ognuno ha le sue piccole fissazioni).
Forse avrete intuito che sto per parlare di un libro che non mi è piaciuto. In effetti, l'aggettivo che per me meglio descrive Il matematico indiano (traduzione pasticciata del più efficace The indian clerk) dell'autore statunitense David Leavitt, è noioso. La trama è costruita attorno ad uno degli aneddoti più famosi della storia matematica recente, ossia l'incontro e la collaborazione tra il grande matematico inglese Godfrey H. Hardy (1877-1947, l'autore dell'Apologia di un matematico) e Srinivasa Ramanujan (1887-1920), il "commesso" del titolo dell'edizione inglese, forse una delle menti matematiche più geniali e interessanti di sempre. Dico "costruita attorno" perché Ramanujan rimane per lo più ai margini delle vicende trattate, incentrate su Hardy (e sulle sue tormentate relazioni omosessuali) e sui sentimenti di Alice Neville, personaggio semi-inventato, nei confronti di Ramanujan (ma anche, comunque, su una Gran Bretagna alle prese con il primo conflitto mondiale e sulle differenze culturali tra India e Inghilterra). L'aspetto matematico della questione viene ridotto a poche pagine; in effetti mi chiedo perché si siano dovuti scomodare così tanti "pesi massimi" (fanno la loro comparsa anche John E. Littlewood (ovviamente) e Bertrand Russell) per lasciare poi la matematica ai margini della vicenda (e qui mi trovo d'accordo con la recensione di Alex Kasman). Comunque il libro qualche pregio deve pur averlo, visto che si sarebbe aggiudicato uno dei premi Grinzane Cavour 2009, se il premio esistesse ancora.
A proposito dell'edizione italiana: a parte il maldestro titolo, vi è da segnalare un'altra chicca: il frontespizio di copertina parla della "difficile e contrastata relazione d'amore" tra Hardy e Ramanujan: è vero che Hardy descrive la sua relazione con Ramanujan parlando di "one romantic incident", ma di amore tra i due nel libro non vi è traccia. Ma chi li scrive 'sti frontespizi? E, soprattutto, li legge prima i libri?
Comunque dal libro di Leavitt qualcosa ho imparato: qual è l'origine segreta di Winnie the Pooh...

4 commenti:

  1. invece di leggere potresti darti all'ippica, quella, di stalla, con tanto di badile.

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  2. Caro Anonimo, grazie del consiglio ma purtroppo spalare merda non rientra tra i miei obiettivi immediati (non escludo comunque che si possa trattare di un'esperienza appagante).
    In ogni caso, potresti essere più preciso? Un libro può piacere o non piacere, e per fortuna nei blog uno ci può scrivere quello che vuole. Leavitt ha senz'altro scritto di meglio (penso ad esempio alla biografia di Turing).
    Saluti,
    Luca

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  3. ... o forse sei l'autore del frontespizio?

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  4. Il libro è "più che noioso", non ho letto altro di Leavitt per esprimere pareri sulle sue capacità letterarie, e concordo sull'identità dell'anonimo che ha postato il primo commento (intendo dire che ci sono notevoli probabilità si tratti dell'autore del frontespizio). In quanto all'ippica è un nobile sport!

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