- L'arte della Matematica, di André Weil e Simone Weil. Uno scambio di lettere, in parte avvenuto veramente e in parte solo abbozzato, tra fratello e sorella, risalente ai mesi di prigionia scontati da André per renitenza alla leva. Lui, uno dei matematici più influenti di sempre; lei, filosofa, attivista politica, mistica, una figura di riferimento per la cultura del '900, nonostante la sua prematura scomparsa. Dalla corrispondenza emerge il profondo affetto tra i due, che per Simone sconfina in una sorta di venerazione, nonostante il (bonario) accanimento con cui André infligge alla sorella concetti per lei decisamente fuori portata. Dal punto di vista prettamente matematico, la parte forse più interessante è la Lettera 7, una densissima cronistoria della teoria algebrica dei numeri, con particolare enfasi sul ruolo centrale delle leggi di reciprocità, a partire dalla fondamentale versione quadratica.
- Troppa felicità, di Alice Munro. Un’antologia della celebre scrittrice canadese, premio Nobel 2013, che culmina con il raccolto che dà il titolo della raccolta, dedicato agli ultimi mesi di vita di Sof’ja Kovalevskaja. Allieva prediletta di Karl Weierstrass, La Kovalevskaya nella sua breve vita (si spense per una polmonite a 41 anni) fornì contributi di fondamentale importanza nei campi dell’analisi e della meccanica (il suo risultato più citato è probabilmente il Teorema di Cauchy-Kowalevskaja sull’esistenza e l’unicità delle soluzioni di un’importante famiglia di equazioni alle derivate parziali). Pur esulando un po’ dal mio genere abituale, credo che il libro valga veramente la pena di essere letto. Tra i 10 racconti, comunque, quello che più mi ha convinto è stato il terzultimo, Bambinate, forse per la sua spiazzante e crudele conclusione.
- L’equazione del cuore, di Maurizio de Giovanni. De Giovanni si prende una pausa dai Bastardi, da Mina Settembre e commissario Ricciardi per raccontarci una storia più intima, in cui la tranquilla esistenza di un burbero insegnante di matematica in pensione viene stravolta da un tragico incidente, che si porta via la figlia e il genero, costringendo l'anziano nonno a abbandonare il suo esilio per vegliare il nipote, gravemente ferito e comatoso, e a venire a patti con gli eventi che hanno condotto al tragico epilogo.
- Il danno scolastico, di Paola Mastrocola e Luca Ricolfi. Sì, forse qualcuno lo considererà un libro reazionario, ma questo saggio scritto a quattro mani dall’autrice della Barca nel bosco (che contribuisce con l'esperienza dei suoi anni d’insegnamento) e dal marito, esperto di analisi di dati (che supporta le tesi con l’evidenza scientifica) mi ha fatto correre più di un brivido lungo la schiena. Perché anche dalle mie parti, con un po’ di ritardo, si cominciano ad avvertire forti e chiari i sintomi di un’interpretazione ingenua e acritica del concetto di "scuola progressista", che invece di promuovere una cultura davvero democratica finisce semplicemente per proiettare sempre più avanti nel percorso scolastico allievi che, se meglio orientati, troverebbero certamente maggiori soddisfazioni al di fuori dell’ambito liceale.
Tra l'altro, la scorsa settimana qualcuno (non io, giuro!) ha affisso in aula docenti un invito a leggerlo. - E infine, last but not least, un altro piccolo capolavoro di Ian Stewart, La matematica della vita. scritto con il consueto rigore, coniugato ad una capacità di divulgare fuori dal comune, il libro vuole documentare quella che sarà sempre più una tendenza anche nelle scienze biologiche, una crescente integrazione con le idee e i metodi della matematica. Con buona pace di quei genitori (e ne ho conosciuto qualcuno) che pensano che il percorso liceale chimico/biologico (il cosidetto "BIC") sia una versione light di quello fisico-matematico (il "FAM")...