Sono passate ormai alcune settimane dalla mia visita lampo a Barcellona, tappa di una simpatica crociera mediterranea. Nelle poche ore trascorse nel capoluogo catalano, non ho voluto farmi mancare la visita alla Sagrada Familia, eterno cantiere inaugurato nel lontano 1882, che in occasione della mia precedente visita, una dimenticabile "gita di studio", non era ancora accessibile internamente. Il suo principale artefice, Antoni Gaudì, che ne curò la costruzione dal 1882 al 1926, anno della sua tragica scomparsa, si autodefiniva "un geometra". E di geometria trasuda letteralmente la basilica minore catalana, come testimonia il piccolo museo situato sotto la chiesa: ellissoidi, elicoidi, iperboloidi e paraboloidi contribuiscono da un lato all'inconfondibile estetica dell'opera, e dall'altro ne garantiscono la stabilità. Per conferire maggiore coerenza estetica, l'architetto concepì addirittura un sistema di proporzioni ad hoc (per saperne di più, si può consultare la pagina ufficiale del monumento, a questo link). E all'uscita, non è possibile non notare il quadrato magico che l'artista Josep Subirachs scolpì sulla facciata della passione, il cui controverso stile contrasta nettamente con quello imposto dal Gaudì. Si tratta di un quadrato magico non regolare di costante magica 33 (gli anni di Cristo), evidente omaggio ad Albrecht Dürer.
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