Duecentocinquantunesimo post. Certo, in più di nove anni, ma nel 2007 non avrei mai immaginato di arrivare fino a qui.
$251$ è un numero primo, ma non uno qualsiasi: si tratta del diciottesimo numero primo di Sophie Germain (cioè tale che $2p+1$ è primo a sua volta). Ed è pure il più piccolo intero rappresentabile in due modi come somma di tre cubi. E, come se ciò non bastasse, è anche il numero di sottomatrici quadrate di una matrice $5\times5$ (grazie Wikipedia; se non ci fossi tu...).
Forse qualcuno la riconoscerà; si tratta probabilmente della sequenza più citata della storia della musica, per lo meno negli ultimi quarant'anni. È il tema che apre il Canone in re maggioredi Johann Pachelbel, vero e proprio monumento della musica occidentale. Ascoltiamolo, nell'interpretazione di Jean-François Paillard, che nel 1968 lo rilanciò dopo quasi tre secoli di oblio, magari seguendolo sullo spartito (in rete ne sono disponibili diverse versioni, ad esempio qui):
E, per chi pensasse che sto andando fuori tema, aggiungo immediatamente che un canone è un brano musicale dotato di simmetria traslazionale, e che la struttura di questo particolare esempio, che consiste di una serie di brevi variazioni, la rende interessante anche dal punto di vista combinatorio. Per altre informazioni il lettore interessato potrà cliccare qui.
Liquidata la matematica, torniamo all'"ecc.". Come dicevo, pochi brani, forse nessuno, possono vantare l'ubiquità del Canone, in particolare nella musica leggera (Peter Waterman l'ha definito almost the godfather of pop music): dopo la "riscoperta" da parte di Paillard, moltissimi sono stati gli autori che ne hanno fatto uso, incastonandolo in parte o per intero all'interno dei brani più disparati, dal kitsch sublime della celeberrima Rain and tears (con l'arrangiamento di Vangelis e la voce inconfondibile di Demis Roussos), passando per altri brani conosciutissimi della musica leggera come Say you, say me di Lionel Richie o GoWest, interpretato originariamente dai Village People e ripreso dal duo Tennant&Lowe (che al mix aggiungono pure l'inno russo, che a sua volta qualcosa al Canone deve), con qualche escursione pure nel mondo della musica rap (C U when U get there, di Coolio, e Life goes on di Tupac Shakur). Più ricercate e sperimentali sono poi le revisitazioni di Brian Eno contenute nell'album Discreet Music.
Per curiosità, con l'aiuto di Spotify mi sono divertito a compilare una playlist che, assieme ad un paio di interpretazioni del Canone, contiene un bel po' di esempi in cui esso viene utilizzato. Eccola qui (sarei grato a chiunque mi aiutasse ad ampliarla):
Ho scoperto per caso Chiara Valerio, scrittrice, giornalista e matematica, grazie ad uno strano doppio racconto pubblicato nell'antologia Storie della città eterna. Una ricerca in rete mi ha rivelato l'imminente uscita di un nuovo libro della stessa autrice, dallo stimolante titolo Storia umana della matematica, che ho immediatamente acquistato e letto. Dalla descrizione non mi era ben chiaro quello che mi sarei potuto aspettare: i titoli dei capitoli promettevano forse una collezione di brevi scritti biografici dedicati ad alcuni protagonisti, noti e meno noti, della matematica degli ultimi due secoli (Bolyai padre e figlio, Riemann, Laplace, Picone, Landau, Wiener), magari da un punto di vista inedito, ma il libro è in realtà qualcosa di diverso. Un po' di biografia c'è, sì, ma i personaggi citati servono più che altro ad incanalare un flusso abbastanza libero di pensieri, che dalla matematica si muove verso la letteratura, la filosofia e la storia della scienza, con una buona dose di autobiografia (forse un po' troppa, ma probabilmente il senso del libro era proprio questo). Ad esempio, il capitolo dedicato a Bernhard Riemann e ai suoi progressi nella definizione del concetto di dimensione lascia ampio spazio al Flatland di Abbott e al saggio di Helmholtz sugli assiomi della geometria, senza dimenticare Mork e Mindy e Space Invaders (il genere di ammiccamenti che solitamente apprezzo). La biografia di Laplace, invece, lascia ben presto spazio al Giocatore di Dostoevski, e da Norbert Wiener si sconfina rapidamente nella fantascienza, da Eva Futura a Blade Runner, passando per il Ciclo della Fondazione di Isaac Asimov.
Il libro non mi è del tutto dispiaciuto (non è piaciuto per nulla, invece, a Umberto Bottazzini, cfr. qui), ma confesso che nel guazzabuglio di pensieri e citazioni dotte e meno dotte ho un po' faticato a trovare la rotta nello stream of consciousness dell'autrice.