Per testare "sul campo" il mio nuovo Kindle Paperwhite (che grazie alla retroilluminazione mi permette di leggere durante le ore notturne evitando di disturbare eccessivamente la consorte) ho scelto il volumetto The History of Mathematics - A Very Short Introduction, della storica della matematica Jacqueline Stedall (purtroppo recentemente scomparsa), parte della collana Very Short Introductions della Oxford University Press, dedicata alla divulgazione "veloce" (ma non inaccurata: gli autori sono sempre scelti tra gli esperti dei campi in questione). A dire il vero, mi aspettavo un testo conciso con i fatti essenziali dell'evoluzione della disciplina, ma il libro è contemporaneamente qualcosa di meno e qualcosa di più. "Di meno", perché non traccia una storia nemmeno lontanamente esaustiva: l'autrice sceglie deliberatamente di discostarsi da un mero elenco di pietre miliari, preferendo un approccio per temi. "Di più", perché si tratta di un'introduzione alla Storia della matematica intesa come disciplina a sé stante. Il testo cerca quindi di dare, in breve, alcune risposte a qualche domanda fondamentale dal punto di vista storiografico: cos'è la matematica? Chi fa matematica? Come la si insegna? Come la si preserva? Interessante è poi la scelta della Stedall di non proporci solo le, scontate, storie di Wiles o Fermat, ma di raccontarci quel che succedeva in una scuola babilonese di 4000 anni fa e in un'aula della Cumbria 200 anni fa, per mettere in rilievo che la pratica della matematica, oggi come un tempo, non è esclusiva di chi se ne occupa per professione. Ma anche a questi, e al "mestiere" di matematico, è dedicato uno dei capitoli del libro.
Insomma una lettura interessante, tra l'altro premiata, due anni prima della graphic novel della Padua, con il Premio Neumann della British Society for the History of Mathematics.
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