La scorsa settimana mi sono recato a Basilea, città ricchissima di arte, cultura e tradizioni. Tra un museo e l'altro (Beyeler e Tinguely, consigliatissimi), ho visitato l'imponente Vecchia Cattedrale (il Münster, oggi chiesa protestante), all'esterno della quale, non lontano da una terrazza con una spettacolare vista sull'ansa del Reno, si trova la lapide dedicata a Jakob Bernoulli. Jakob (1654-1704), fratello di Johann e zio di Daniel, fu il primo matematico di una famiglia che in pochi decenni ne avrebbe annoverati ben otto, monopolizzando per un secolo la prestigiosa cattedra basilese. È noto per essere l'autore dell'Ars Conjectandi (pubblicato postumo), di importanza fondamentale in ambito probabilistico, per i suoi studi sul numero e (sua è la "definizione", spesso sfruttata in ambito didattico, basata sull'interesse composto a capitalizzazione istantanea) e per la sua passione per la spirale logaritmica, che volle far scolpire sulla sua pietra tombale. Il motto che la accompagna, eadem mutata resurgo ("risorgo uguale eppure diversa") fa riferimento forse all'ubiquità di tale curva in natura, o forse piuttosto alle proprietà di auto-similarità della spira mirabilis. Proprietà che, purtroppo, non si evincono dalla spirale scolpita sulla lapide: difatti, l'ignoto autore del monumento, invece di una spirale logaritmica (dove i raggi crescono in progressione geometrica) scolpì una banale spirale archimedea (dove la progressione dei raggi è aritmetica).
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