mercoledì 1 settembre 2010

Ricerca o plagio?

La ricerca in matematica procede in un modo davvero peculiare. Spesso un lavoro originale consiste nell'applicazione di tecniche note a situazioni leggermente nuove, magari con lo scopo di sbarazzarsi di qualche piccola ipotesi secondaria. Parlo per esperienza, dal momento che l'obiettivo principale del mio dottorato di ricerca è stato di eliminare l'aggettivo commutativo da una serie di risultati ottenuti dal mio mentore (è stata più dura di quanto si possa pensare). D'altronde non conviene andare troppo per il sottile: nel mondo accademico la parola d'ordine sembra essere publish or perish, e spesso la carriera di un ricercatore dipende più dalla quantità che dalla qualità dei lavori prodotti (ma, forse, si tratta solo di un pregiudizio). E in fondo a far avanzare il fronte della ricerca non sono soltanto le menti geniali, ma anche (e soprattutto?) gli onesti lavoratori che ne mettono a frutto le geniali intuizioni.
Il confine tra plagio e originalità appare quindi molto labile. Tom Lehrer ci scherza sopra alla sua maniera, con una canzone (interpretata con un finto accento russo) dedicata a Nikolai Lobachevski:



In realtà, Nikolai Ivanovich Lobachevski (1792-1856) fu tutt'altro che un plagiatore: assieme a Jánosz Bolyai (ma in maniera indipendente) egli concepì l'esistenza delle cosiddette geometrie non euclidee (prive del postulato delle parallele), che qualche decennio dopo sarebbero state parte integrante della teoria Einsteiniana della relatività. Tom Lehrer scelse di utilizzare il suo nome, pare, per ragioni puramente metriche, anche se forse fu influenzato da alcuni storici che, ancora oggi, attribuiscono erroneamente al "principe dei matematici" Carl Friedrich Gauss la paternità delle geometrie non-euclidee. 

2 commenti:

  1. Assodato che Gauss non ha mai pubblicato nulla sulle geometrie non-euclidee, Kline nel suo Mathematics: the Loss of Certainty mostra delle sue lettere (due a Bolyai padre, le altre non la ricordo) tra il 1801 e il 1821 in cui si direbbe che inizialmente era piuttosto dubbioso (interessante la sua affermazione che nella geometria iperbolica c'è un limite massimo all'area di un triangolo, e che mentre lui immagina che per molti questo teorema sarebbe sufficiente per dimostrare la verità della geometria euclidea a lui non basta) e poi convinto almeno matematicamente se non filosoficamente.
    Poi ribadisco che non avendo pubblicato nulla tutto questo non vale :-)

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